ANNO 14 n° 119
Giovedì Web
Brasile: WhatsApp
bloccato, ecco perché
di Samuele Coco
21/07/2016 - 02:00

di Samuele Coco

Un giudice brasiliano ha usato il pugno duro contro la nota applicazione di messaggistica istantanea WhatsApp. A seguito del rifiuto da parte di Facebook di collaborare con le autorità locali, il magistrato sud americano ha ordinato agli operatori telefonici di tutto il paese di interdire a tempo determinato l’accesso a WhatsApp. Inoltre, nella sentenza è stata anche aggiunta una multa di 15 mila dollari al giorno da pagare fino al giorno in cui i vertici di Facebook non si decideranno a collaborare con la magistratura brasiliana.

Questa storia sta già facendo il giro del mondo, e i legali di Facebook e WhatsApp si stanno adoperando per cercare di rimuovere il prima possibile il blocco posto dal giudice. Allo stato attuale delle cose, però, milioni di utenti in Brasile si trovano costretti ad abbandonare la nota applicazione in favore di altre che non siano limitate.

Il Brasile non è mai stato un paese “facile” per la compagnia di Zuckerberg: infatti in passato ci sono già state delle battaglie legali tra le autorità brasiliane e i servizi offerti dalla compagnia di Facebook, ma in tutte quelle occasioni si era sempre verificata una chiusura momentanea di qualche giorno e nessuna sanzione pecuniaria nei confronti della multinazionale.

In questo caso, il giudice ha scelto la linea dura proprio a causa del cattivo sangue che corre ormai tra le due parti. Questa volta il governo brasiliano voleva entrare in possesso delle conversazioni private tra alcuni indagati in un processo di droga, ma nonostante i legali dell’azienda abbiano ribadito l’impossibilità di fornire dati criptati e non salvati sui server, il giurato ha comunque deciso di calare la mannaia su WhatsApp.

La questione privacy sarà uno dei punti cruciali del nostro futuro online nei prossimi anni: non sappiamo se la versione fornita dai legali sia vera, ma è fondamentale combattere ogni violazione della nostra vita privata se vogliamo ancora difendere almeno un briciolo della nostra intimità in rete.





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